La Serie A é la seconda lega più vecchia dell'intera Europa: i numeri preoccupanti dei settori giovanili

Nell'ultima (e non indimenticabile) partecipazione della Nazionale di calcio Italiana ad una competizione internazionale, ovvero quella riguardante i Campionati Europei di Francia dell'anno 2016, è stato diagnosticato un problema significativo dello stato dell'arte del calcio italico: la rappresentativa nazionale in questione, si è classificata come la quarta squadra più "anziana" dell'intero torneo, con una media d'età pari a 28,9 anni. Un divario eclatante con le rappresentative nazionali di Inghilterra e Germania, caratterizzate da un'età media rispettivamente fissata a 25,8 anni e 25,9 anni.
Passando all'osservazione diretta delle leghe nazionali calcistiche, si evidenzia un dato ulteriore sintomatico della questione: la Serie A risulta essere, con riguardo alla stagione calcistica 2016/2017, la seconda lega con l'età media più alta dell'intero continente europeo (27,3 anni), precedendo in classifica solamente la Süper Lig turca.
Perché l'Italia calcistica sta invecchiando? Per quale motivo la media d'età, ci mostra come una delle nazioni più antiquate? Per poter trovare delle risposte esaurienti, ci si può basare sui dati raccolti dall'elvetico CIES Football Observatory (centro studi in ambito calcistico) nell'anno 2016: in questo studio vengono stilate due speciali classifiche che tendono a raccogliere e ad elencare tutte le società europee che hanno mostrato la maggior propensione allo sviluppo del proprio settore giovanile.
La prima classifica elenca le squadre nella quale sono cresciuti dai 15 ai 21 anni, tutti quei calciatori che attualmente fanno parte di compagini appartenenti ai primi cinque campionati per eccellenza a livello europeo; la seconda classifica in questione invece, evidenzia tutti quei club che hanno formato giocatori che attualmente esercitano la propria attività nelle principali 31 divisioni europee.
Il dato eclatante ottenuto nell'osservazione di queste specifiche graduatorie, è il fatto che in esse vi sia la presenza di un solo club italiano, ovvero l'A.S. Roma, classificatasi settima nella prima classifica.
Significativo è anche il trittico di squadre sul podio della seconda classifica, ovvero F.C. Ajax, F.K. Partizan Beograd e G.N.K. Dinamo Zagreb: le squadre dell'Est Europa, non avendo fondi sufficienti a competere economicamente con club più blasonati, hanno una filosofia sempre attuale, ovvero quella di coltivare campioni in casa propria, ricavando vitali plusvalenze. Probabilmente qualcosa da insegnare alle società italiane c'è.
Osservando infatti un'altra indagine dello stesso CIES, risalente all'anno 2015 e riferita alla classifica europea delle squadre, basata però sulle plusvalenze derivanti dalla vendita dei giocatori cresciuti nei propri settori giovanili, si nota l'ennesima enorme differenza tra club italiani e club esteri.
Nelle prime 17 classificate infatti, si nota la presenza di tutti i top club europei, come Borussia Dortmund, Real Madrid C.F., F.C. Barcelona, F.C. Bayern München, F.C. Manchester United e Paris St-Germain F.C.. I top club italiani non compaiono, lasciando la rappresentanza nazionale a Genoa C.F.C. e Atalanta B.C..
Se poi si va ad osservare la spesa annuale media dei club esteri per lo sviluppo del settore giovanile, si può comprendere come all'estero, lo stesso settore giovanile sia visto come un elemento imprescindibile per l'evoluzione globale dell'intera società calcistica che implementa l'investimento.
Il Royal Sporting Club Anderlecht, squadra capitolina del Belgio partecipante alla massima divisione nazionale, ovvero la Jupiler Pro League, spende annualmente per il proprio settore giovanile, una cifra pari al 10% dei propri fondi (da 40 a 60 milioni di euro circa). Eclatante il caso del Barnet F.C., società londinese che milita nella quinta serie della piramide calcistica inglese, che può essere correlata alla categoria italiana d'Eccellenza: nonostante la propria modesta posizione all'interno delle competizioni inglesi, questo club detiene ben 11 campi d'allenamento.
In Italia la spesa risulta essere insufficiente se non inesistente, con centri di allenamento improvvisati e di scarsissima qualità, spesso di proprietà di persone fisiche e giuridiche terze. In Italia la media d'età delle rappresentative si sta innalzando e il profilo d'eccellenza dei risultati si sta nettamente abbassando. Forse è giunta l'ora di cambiare strategia.


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